La primavera segna un risveglio della natura, ma porta con sé anche un incremento dei disturbi allergici. Secondo l’immunologo Mauro Minelli, specialista in Allergologia e Immunologia clinica, le allergie respiratorie interessano circa la metà della popolazione italiana, con un trend in continua crescita. Questo fenomeno è influenzato da vari fattori ambientali, tra cui l’inquinamento e il riscaldamento globale, che alterano i periodi di fioritura delle piante e aumentano la concentrazione di allergeni nell’aria.
Allergie respiratorie: un fenomeno in crescita
La primavera, tradizionalmente associata alla fioritura, si trasforma in un vero e proprio campo di battaglia per chi soffre di allergie. Starnuti, naso chiuso e lacrimazione sono solo alcuni dei sintomi che tormentano coloro che sono sensibili ai pollini. Minelli evidenzia che le allergie non sono più un problema esclusivamente primaverile, ma si stanno estendendo anche a periodi precedenti e successivi. Le piante erbacee, come le Graminacee e le Composite, insieme a alberi come il cipresso e il nocciolo, sono tra i principali responsabili della produzione di pollini allergenici.
La situazione è ulteriormente complicata dall’emergere di nuove allergie verso pollini di piante un tempo considerate poco significative. L’ambrosia, ad esempio, è una pianta originaria degli Stati Uniti che sta rapidamente colonizzando anche il nostro continente, grazie a un clima sempre più favorevole. Questo cambiamento, insieme all’introduzione di specie ornamentali, contribuisce a un aumento dei casi di allergie.
Inquinamento e cambiamenti climatici: un accoppiata pericolosa
Un altro aspetto cruciale è l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute allergica. Minelli avverte che i pollini, come quello della betulla, possono diventare più aggressivi in aree industrializzate, dove l’esposizione a inquinanti è maggiore. Questo non solo intensifica i sintomi allergici, ma è anche correlato a un aumento dei casi di asma bronchiale. La combinazione di inquinamento e cambiamenti climatici amplifica l’azione allergizzante dei pollini, rendendo la vita difficile a chi già soffre di queste patologie.
Distinguere raffreddore e allergia: i sintomi chiave
Con l’arrivo della primavera, molti si trovano a dover affrontare il dilemma se i loro sintomi siano causati da un raffreddore o da un’allergia. Minelli offre una guida utile per riconoscere le differenze. Nel caso del raffreddore, i sintomi comprendono naso chiuso, mal di gola e produzione di muco denso, spesso di colore verde o giallo. Al contrario, le allergie si manifestano con prurito nasale, secrezione chiara e starnuti a raffica, accompagnati da un fastidioso pizzicore alla gola.
La febbre è un altro indicatore: nel raffreddore può essere alta a causa di un’infezione virale, mentre nelle allergie è assente, salvo rare eccezioni legate a forti esposizioni ai pollini. La tosse, infine, si presenta in modo diverso: secca e associata a difficoltà respiratorie nelle allergie, mentre nel raffreddore è spesso produttiva e accompagnata da muco.
La terapia: rivolgersi a un professionista
Quando si tratta di affrontare i sintomi, Minelli sottolinea che non è saggio improvvisare. “Non si deve mai curarsi in autonomia o basandosi su informazioni trovate sui social”, afferma. È fondamentale consultare un medico, preferibilmente un allergologo, per ricevere una diagnosi accurata e un trattamento adeguato.
La terapia può includere antistaminici e, in alcuni casi, cortisone, ma solo dopo aver identificato correttamente la causa dei sintomi. Ignorare questi segnali o tentare di autodiagnosticarsi può portare a un aggravamento della situazione. Con l’aumento delle allergie e la confusione tra raffreddore e allergia, è più importante che mai prestare attenzione ai propri sintomi e cercare l’aiuto di esperti.