Resistenza agli antibiotici in Italia: 70mila morti per sepsi all’anno e costo pro capite di 40 euro al 2050

Morti per sepsi in Italia: un dato allarmante

Nel 2020, in Italia, sono state registrate ben 70mila morti per sepsi, pari a una media di 200 decessi al giorno. Questo è quanto emerge dal Libro bianco dell’Osservatorio nazionale sull’antimicrobico resistenza (Onsar), guidato da Walter Ricciardi, ex presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e professore di Igiene alla Cattolica. Secondo Ricciardi, questa situazione è insopportabile, soprattutto perché tutte queste morti potrebbero essere evitate con un’azione coordinata e multidisciplinare. Tuttavia, è necessario avere la volontà di agire.

La lotta contro l’antibiotico-resistenza

La resistenza agli antibiotici rappresenta una delle dieci principali minacce per la salute umana, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità. Nel mondo, più del 75% dei decessi causati da infezioni sono attribuibili a soli sei tipi di batteri, tra cui l’escherichia coli. È fondamentale concentrare gli sforzi su questi batteri e adottare un’azione prioritaria. Purtroppo, in Italia, la casistica di antibiogrammi senza possibilità di cura è in costante aumento, portando alla morte dei pazienti.

Impatto sulla vita e sull’economia

La resistenza agli antibiotici ha un impatto drammatico sia sulle vite umane che sull’economia. In Italia, si registrano circa 11mila decessi all’anno, rappresentando quasi un terzo di quelli dell’intera Unione Europea. Nonostante una diminuzione del 37,4% nel consumo di antibiotici tra il 2013 e il 2021, questa riduzione è in gran parte attribuibile all’impatto della pandemia. Inoltre, l’Italia continua a trattare in modo inappropriato il 28,2% delle patologie come influenza, raffreddore e laringotracheiti con antibiotici, spendendo oltre 4mila euro per ogni infezione correlata all’assistenza in terapia intensiva. Secondo le previsioni dell’Ocse, l’Italia rischia di avere fino a 4.608 giorni di ricovero in più all’anno per 100.000 abitanti entro il 2050, a causa delle complicazioni legate all’antibiotico-resistenza. Inoltre, l’Italia potrebbe essere in cima alla lista per la perdita di produttività pro capite tra i paesi dell’Unione Europea e dello Spazio economico europeo.

Modelli virtuosi e la situazione in Italia

Secondo Lord Jim O’Neill, l’economista britannico che ha guidato il lavoro sull’antibiotico-resistenza nel 2016, ci sono modelli virtuosi che arrivano dall’America, dall’Inghilterra, dalla Danimarca, dalla Scandinavia e dai Paesi Bassi. Questi paesi hanno adottato politiche che favoriscono un approccio responsabile alla salute, noto come “One Health”. Tuttavia, in Italia, nonostante l’adozione di un piano nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza e l’adesione all’approccio One Health, migliaia di persone continuano a morire in ospedale senza trovare una soluzione ai loro problemi. È necessario agire con soluzioni che non richiedono necessariamente costi, come un uso più appropriato degli antibiotici e una migliore sanificazione degli ambienti e delle mani degli operatori sanitari. Queste azioni potrebbero ridurre drasticamente il numero di morti e le conseguenze economiche sul sistema sanitario. Si stima che, nell’Unione Europea, le attività di prevenzione e controllo delle infezioni potrebbero evitare circa 50mila decessi all’anno entro il 2050.