Riforme: Il Primo Comandamento di Follini per il Cambiamento della Legge Elettorale

Riforme istituzionali: un percorso accidentato

Le riforme istituzionali sono sempre state affrontate in modo paradossale. I promotori, o troppo forti o troppo deboli, non hanno mai avuto successo. Anche i tentativi passati sono falliti. Ora, anche per Meloni, le cose sembrano difficili. Il governo ha altre priorità e il referendum di Renzi è ancora presente. Inoltre, la proposta del premierato corregge i punti forti del sistema istituzionale, ma trascura i punti deboli, il che è paradossale.

L’obiettivo principale è rafforzare il capo del governo, che già gode di buona salute istituzionale e ha poteri sufficienti per realizzare il suo programma. Ad esempio, la legge finanziaria è stata approvata senza emendamenti. Inoltre, si interviene sui poteri del capo dello Stato, depotenziandolo senza metterlo alle corde. Non potrà più nominare senatori a vita e non potrà guidare la politica in situazioni di crisi. Il nostro sistema parlamentare perde flessibilità e i parlamentari sembrano sempre più inutili.

Il punto più debole di questa costruzione è che i parlamentari devono avere un senso. Devono essere eletti e tornare a esercitare la loro funzione legislativa. Cambiare la legge elettorale dovrebbe essere il primo comandamento della classe dirigente. Ma sembra che tutti preferiscano la loro convenienza a discapito della rappresentanza democratica.

Meloni può lamentarsi delle indisponibilità dell’opposizione e dei tentativi falliti del passato. Ma il nostro sistema istituzionale ha retto per anni, adattandosi alle diverse maggioranze. Dovrebbe essere ritoccato, non stravolto. Ci si aspetterebbe che i “conservatori” conservino proprio questo sistema.