Il 24 marzo si celebra la Giornata mondiale della lipoproteina (a) , un’importante iniziativa volta a sensibilizzare l’opinione pubblica su un fattore di rischio cardiovascolare spesso sottovalutato. La lipoproteina (a) , comunemente abbreviata in Lp(a) , è una condizione ereditaria che colpisce circa 1 persona su 5, e il suo impatto sulla salute cardiovascolare è cruciale. Scoperta nel 1963 dal ricercatore KÃ¥re Berg , la Lp(a) è stata chiaramente associata a malattie coronariche e infarto del miocardio, grazie a uno studio genetico condotto nel 2009 dal consorzio europeo Procardis .
Il ruolo della lipoproteina (a) nel rischio cardiovascolare
La Lp(a) è una particella sferica prodotta dal fegato, composta da una lipoproteina LDL a cui si unisce l’apolipoproteina (a) tramite un ponte disolfuro. A differenza di molti altri fattori di rischio, i livelli di Lp(a) sono geneticamente determinati e rimangono pressoché costanti nel corso della vita, senza possibilità di modifica attraverso cambiamenti nello stile di vita, come dieta o attività fisica. Le donne sopra i 50 anni tendono a presentare livelli più elevati di Lp(a), un fenomeno che coincide con la menopausa. Pertanto, è consigliabile che le donne che hanno effettuato il test della Lp(a) prima della menopausa ripetano l’analisi dopo il compimento dei 50 anni.
Uno studio del 2022 ha rivelato che i soggetti geneticamente predisposti possono avere livelli elevati di Lp(a) fin dalla nascita. Sebbene i valori siano generalmente bassi nei primi anni di vita, il sangue del cordone ombelicale può fornire indicazioni sui livelli futuri di Lp(a) nei neonati. Valori superiori a 30 mg/dL sono stati associati a un aumento del rischio di ictus ischemico nei bambini e negli adolescenti.
La necessità di monitorare i livelli di Lp(a)
Claudio Bilato , direttore della Cardiologia degli ospedali dell’Ovest Vicentino e docente presso l’Università di Padova, sottolinea l’importanza di considerare la Lp(a) nella valutazione del rischio cardiovascolare. Secondo Bilato, livelli elevati di Lp(a) possono aumentare il rischio di infarti o ictus del 20%, indipendentemente da altri fattori di rischio tradizionali. Questo implica che non includere la Lp(a) nella valutazione complessiva porta a una sottostima del rischio. Pertanto, il dosaggio della Lp(a) dovrebbe essere parte integrante della valutazione del rischio cardiovascolare, specialmente per i pazienti con una storia di eventi acuti o con una predisposizione familiare.
La Lp(a) è un fattore di rischio indipendente, non correlato a dislipidemia, obesità o fumo. Per questo motivo, è cruciale effettuare il dosaggio della Lp(a) nei pazienti a medio-alto rischio cardiovascolare, in particolare in quelli con eventi acuti recenti o una storia familiare di malattie cardiovascolari. L’ospedalizzazione offre un’opportunità unica per valutare i livelli di Lp(a), poiché questi tendono a diminuire subito dopo un evento acuto, per poi risalire nelle settimane successive.
Strategie di gestione e prospettive future
Attualmente, la gestione dei pazienti con elevati livelli di Lp(a) è complicata dalla mancanza di farmaci specifici approvati per ridurne i livelli. I medici si concentrano quindi su strategie indirette, come il controllo di altri fattori di rischio cardiovascolare, tra cui colesterolo LDL, ipertensione e diabete. In casi più gravi, si ricorre all’ aferesi delle lipoproteine , una procedura invasiva che rimuove fisicamente la Lp(a) dal sangue. Tuttavia, la ricerca ha fatto significativi progressi, con nuove terapie in fase di sperimentazione clinica. Tra queste, il pelacarsen , un oligonucleotide antisenso, sta mostrando risultati promettenti. Paola Coco , Chief Scientific Officer di Novartis Italia , ha dichiarato che le malattie cardiovascolari rappresentano ancora un’emergenza sanitaria globale. L’azienda è impegnata a sviluppare soluzioni terapeutiche per affrontare questa sfida, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita e la sopravvivenza dei pazienti. “È fondamentale garantire che nessun cuore smetta di battere troppo presto”, ha concluso Coco, evidenziando l’importanza di un approccio innovativo nella lotta contro le malattie cardiovascolari.