Roma (al cinema) dopo ottanta anni: ancora una “città aperta”

La Festa del cinema di Roma, giunta alla sua 18esima edizione, ha deciso di prendere una nuova direzione. Dopo aver cercato di competere con Venezia in passato, la kermesse capitolina si concentra ora sul territorio e sul legame con la settima arte. La produzione nazionale avrà ampio spazio, con la presentazione di documentari, animazioni, serie TV e commedie. L’apertura della manifestazione sarà con “C’è ancora domani”, il film d’esordio alla regia di Paola Cortellesi, che porta sullo schermo un affresco della Roma del dopoguerra. Girato in bianco e nero, il film opta per un sapore agrodolce tipico della commedia all’italiana.

Un bianco e nero d’altri tempi

“C’è ancora domani” è un’opera prima che richiama i capolavori del neorealismo italiano. La protagonista, interpretata dalla stessa Cortellesi, è Delia, una donna che si destreggia tra le faccende domestiche, la cura dei figli e i lavori precari. Il cast è composto principalmente da attori romani noti al grande pubblico, che contribuiscono a rendere il film credibile e affiatato. La regista utilizza anche alcuni escamotage tecnici, come il passaggio da un formato 4:3 a uno panoramico, per ampliare lo sguardo dello spettatore.

Al centro la condizione della donna

Il film affronta principalmente la condizione femminile nel dopoguerra, mostrandone le diverse sfaccettature. Da un lato, viene storicizzato attraverso il referendum sulla Repubblica e monarchia del 1946, che vide per la prima volta la partecipazione delle donne alle urne in Italia. Dall’altro lato, viene attualizzato, riflettendo le vessazioni e gli abusi che ancora oggi le donne subiscono. La colonna sonora, che spazia tra generi e decenni, contribuisce a creare l’atmosfera giusta per la storia. Nonostante qualche fissità delle inquadrature, il film si dimostra apprezzabile e promettente per l’esordio di Cortellesi dietro la macchina da presa.

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