Dal 14 al 24 ottobre 2025, Roma si prepara a indossare il suo volto più internazionale: quello del dialogo e del pensiero condiviso.
Torna infatti il Festival della Diplomazia, giunto alla sua sedicesima edizione, un evento che da anni trasforma la Capitale in un laboratorio di idee dove politica, cultura, scienza ed economia si incontrano per leggere — e forse comprendere — la complessità del nostro tempo.
In un’epoca dominata da contrasti e semplificazioni, il Festival invita a fare l’opposto: fermarsi, ascoltare e connettere.
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I principi come bussola morale
Tra i progetti più significativi di questa edizione emerge “Il costo dei principi”, una serie di video-conversazioni ideata da Michele Gerace, fondatore della Scuola della Complessità.
Un percorso di 14 appuntamenti che, ogni giorno alle 13:00 (e in alcuni casi alle 19:00), attraversa filosofia, letteratura e vita reale per chiedersi:
cosa significa oggi restare fedeli a un principio, anche quando costa?
“Difendere un principio non è mai gratuito,” sottolinea Gerace. “Ma senza principi, nessuna società può dirsi libera.”
Tra i protagonisti figurano Andrea Carandini, Ferruccio De Bortoli, Andrea Monda, Lucia Ronchetti e Giorgio Vallortigara, insieme a numerose voci del mondo accademico e culturale.
Geopolitica e mercato: il mondo visto da Carmine Soprano
Accanto alla riflessione etica, il Festival dedica spazio anche all’economia con la serie “Dazi, prezzi ed altri screzi – Geopolitica ed economia al tempo di Donald Trump”, curata da Carmine Soprano, docente dell’Università di Roma Tor Vergata.
Un’analisi brillante e accessibile che racconta le trasformazioni globali attraverso l’intreccio tra politica, potere e mercato.
Una Roma che pensa e fa pensare
La XVI edizione del Festival della Diplomazia conferma Roma come città del pensiero e dell’incontro, dove il dialogo diventa un’arte da coltivare e un antidoto alla superficialità del presente.
Ogni appuntamento è un invito a guardare più a fondo, a mettere in discussione certezze e a riscoprire la forza gentile della parola.
Perché, come ricorda lo spirito del Festival, la diplomazia non è solo una pratica politica: è una forma di intelligenza umana.



