“Rosset rilancia le vigne abbandonate in Valle d’Aosta per valorizzare il vino locale”

cambiamenti climatici e sfide della viticoltura in valle d’aosta: l’azienda rosset punta su pratiche innovative e biologiche per affrontare le difficoltà del settore.
"Rosset riqualifica le vigne abbandonate in Valle d'Aosta per promuovere il vino locale." "Rosset riqualifica le vigne abbandonate in Valle d'Aosta per promuovere il vino locale."
"Rosset riporta in vita le vigne abbandonate in Valle d'Aosta, promuovendo il vino locale e sostenendo l'agricoltura tradizionale nel 2025."

I cambiamenti climatici stanno influenzando profondamente la viticoltura montana, in particolare nell’arco alpino, dove la riduzione della neve a bassa quota ha spinto le aziende a sperimentare pratiche di viticoltura eroica a quote sempre più elevate. Questo tema è emerso durante un incontro stampa a Roma il 15 marzo 2025, organizzato dall’azienda agricola Rosset, fondata nel 2001 a Quart, in Valle d’Aosta. Durante l’evento, Matteo Moretto, enologo dell’azienda, ha presentato una selezione di vini, tra cui il celebre Sopraquota 900, e ha affrontato le sfide attuali del settore.

Il patrimonio vitivinicolo da recuperare

Matteo Moretto ha sottolineato l’importanza di recuperare le vigne abbandonate, un vero e proprio tesoro vitivinicolo che in Valle d’Aosta ha subito un drastico ridimensionamento. Nel XIX secolo, la regione vantava circa 3.300 ettari di vigneti, mentre oggi il numero è sceso a soli 500 ettari. L’enologo ha evidenziato come, grazie al microclima unico della zona, fosse comune piantare viti a quote elevate, dove si godeva di un clima descritto come “eterna primavera”. Tuttavia, le attuali difficoltà burocratiche rendono complesso ottenere i permessi necessari per disboscare aree potenzialmente adatte alla viticoltura, costringendo molte cantine a limitarsi a coltivare a valle.

Le sfide della viticoltura biologica

La viticoltura biologica affronta sfide significative. Moretto ha osservato che, tra il 2010 e il 2014, le condizioni climatiche erano più favorevoli, mentre ora la situazione è cambiata: l’intensità del sole è aumentata, rendendo necessaria la protezione delle foglie per evitare danni alle uve. A complicare ulteriormente il quadro ci sono le fitopatologie come la peronospora e l’oidio, oltre alla minaccia del coleottero giapponese, noto come Popillia japonica. Nonostante queste difficoltà, l’azienda continua a perseguire con determinazione la conduzione biologica dei vigneti.

Un anno difficile e le prospettive future

Il 2024 si è rivelato un anno particolarmente complesso per Rosset, con perdite stimate attorno al 70%, un dato che supera di gran lunga la media regionale del 51%. Attualmente, in Valle d’Aosta operano circa 60 aziende vinicole; mentre quelle convenzionali hanno trovato strategie per resistere, le tre aziende biologiche, tra cui Rosset, hanno subito un impatto notevole a causa delle piogge che hanno dilavato il rame utilizzato nella coltivazione. Tuttavia, Moretto ha ribadito l’importanza di mantenere la conduzione biologica, sostenuta dai riconoscimenti ricevuti, come il premio per il Sopraquota 900, insignito come miglior vino bianco d’Italia dal Gambero Rosso.

Investimenti e innovazione nella viticoltura valdostana

L’azienda Rosset, che si estende su 13 ettari a un’altitudine compresa tra 700 e oltre 900 metri, ha un potenziale produttivo di 80.000 bottiglie, grazie ai nuovi impianti acquisiti nel 2017. Attualmente, il mercato italiano rappresenta il 65% delle vendite. Moretto ha annunciato che l’azienda sta investendo per far conoscere i vini della Valle d’Aosta sia in Italia che all’estero. Il progetto mira a superare la vendita diretta a livello regionale e a valorizzare il patrimonio vitivinicolo valdostano, caratterizzato da una complessità territoriale e identitaria. Inoltre, l’azienda sta esplorando il campo della distillazione, con un lamponeto di proprietà, e sta sviluppando nuovi prodotti come un whisky made in Vda, in un’ottica di innovazione e diversificazione.

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