Sandy racconta la sua esperienza di studentessa autistica e le sfide della scuola inclusiva

sandy condivide la sua esperienza scolastica come giovane con sindrome di asperger, evidenziando le sfide e la necessità di un sistema educativo più inclusivo e comprensivo.
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Sandy condivide la sua esperienza come studentessa autistica, evidenziando le sfide e le opportunità della scuola inclusiva nel 2025

La storia di Sandy: Un viaggio tra sfide e speranze

Sandy, una ragazza di 18 anni, ha deciso di aprire il suo cuore e condividere la sua esperienza scolastica, mettendo in luce le difficoltà che ha affrontato come giovane con sindrome di Asperger. Attraverso un diario che ha tenuto per cinque anni, la sua narrazione offre uno sguardo intimo su un sistema educativo che, a suo avviso, non ha saputo rispondere alle sue esigenze. “Disabilità significa avere un modo diverso di funzionare, non significa ‘non funzionare'”, afferma Sandy, evidenziando l’urgenza di una maggiore comprensione e supporto.

Il liceo: Un inizio difficile

Nel suo racconto, Sandy narra il suo ingresso al liceo, dove, nonostante l’assegnazione di un insegnante di sostegno, si è sentita più isolata che mai. “Ho scelto il mio posto in ultima fila, ma dopo poco tempo mi sono ritrovata in prima fila, con il prof di sostegno che mi seguiva ovunque”, scrive nel suo diario. Questo approccio, invece di aiutarla, ha contribuito a farla sentire come se fosse trattata come una studentessa incapace. “Mi sento come se fossi in una bolla, lontana dai miei compagni”, confessa.

Le difficoltà durante la pandemia

La situazione è ulteriormente peggiorata durante la pandemia di Covid-19, quando Sandy è stata costretta a seguire le lezioni a distanza. “Mi portavano in una classe diversa e mi spiegavano le cose in modo che non riuscivo a comprendere”, racconta. La sua frustrazione cresceva, mentre i suoi compagni continuavano a socializzare e a fare amicizia. “Piangevo, mi svegliavo la notte”, ricorda, sottolineando il peso emotivo che questa esperienza ha avuto su di lei.

Il dolore della madre e la speranza di Sandy

La madre di Sandy ha espresso il suo dolore nel leggere le pagine del diario della figlia, definendole un “pugno nello stomaco”. Sandy spera che la sua testimonianza possa sensibilizzare le istituzioni e contribuire a migliorare il sistema di supporto per gli studenti con disabilità. “Voglio che altri ragazzi come me non debbano affrontare le stesse difficoltà”, afferma con determinazione.

Incontri con insegnanti e la ricerca di inclusione

Nel corso degli anni, Sandy ha incontrato insegnanti che hanno cercato di aiutarla, ma spesso si è sentita più come una “badante” che come una studentessa. “In terza superiore, finalmente, ho avuto un insegnante che mi ha trattato come un’alunna e non come un caso da gestire”, racconta. Questo cambiamento ha rappresentato una svolta per lei, permettendole di partecipare attivamente alle lezioni e di integrarsi con i suoi compagni.

Il desiderio di essere vista per chi è

Tuttavia, nonostante i progressi, Sandy ha continuato a sentirsi esclusa. “Ho capito che sono ‘troppo disabile’ per stare in questo mondo come tutti gli altri”, scrive, esprimendo il suo desiderio di essere vista per chi è realmente, piuttosto che per la sua diagnosi. “La verità è che la gente si ferma al nome della mia diagnosi senza capire cosa significhi”, conclude, lasciando un messaggio potente e chiaro: la disabilità non deve essere sinonimo di incapacità, ma piuttosto di diversità.

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