Sette persone sono state arrestate a Bucarest a seguito di scontri violenti scaturiti dal rifiuto della candidatura di Călin Georgescu, un noto politico di destra filo-russo, per le prossime elezioni presidenziali. La polizia rumena ha comunicato che 13 agenti sono rimasti feriti durante le manifestazioni, mentre l’ufficio del procuratore ha avviato un’inchiesta in seguito a incitamenti alla violenza da parte di un leader di partito.
Le tensioni esplodono
Le tensioni sono culminate la sera del 9 marzo 2025, quando l’Ufficio Elettorale Centrale ha ufficialmente escluso Georgescu dalla corsa presidenziale. La decisione, adottata con un voto di dieci favorevoli e quattro contrari, ha scatenato la furia dei suoi sostenitori, che si sono radunati davanti alla sede dell’ufficio elettorale. I manifestanti hanno superato le barriere di sicurezza, lanciando oggetti e bottiglie contro le forze dell’ordine, le quali hanno risposto con gas lacrimogeni per disperdere la folla.
Secondo fonti locali, George Simion, leader del partito di estrema destra Alleanza per l’Unione dei Rumeni, è stato identificato come uno dei principali istigatori degli scontri. Durante una manifestazione, Simion ha rilasciato dichiarazioni provocatorie, suggerendo che i membri della commissione elettorale dovrebbero essere “scuoiati sulla pubblica piazza”, alimentando ulteriormente la già tesa situazione.
Georgescu annuncia ricorso
In risposta alla decisione dell’Ufficio Elettorale, Georgescu ha annunciato la sua intenzione di contestare il provvedimento presso la Corte Costituzionale della Romania. In un video condiviso sui social media, il politico ha dichiarato: “Andremo avanti insieme fino alla fine. Pace, libertà e democrazia“. Accanto a lui, Simion e Anamaria Gavrila, presidente del Partito dei Giovani, hanno sottolineato l’importanza di mantenere la calma e di non cedere alla violenza. Georgescu ha ringraziato i suoi sostenitori, esortandoli a continuare a lottare per i valori che rappresentano, sottolineando che ogni azione deve avvenire “nel silenzio, nella pace e nella piena consapevolezza della realtà”.
Simion ha invitato i suoi sostenitori a rimanere uniti e attivi nei prossimi giorni, promettendo che solo attraverso la coesione si potrà superare questa crisi. “Siamo con il candidato più votato dai romeni. Fino alla fine“, ha affermato. Anche Gavrila ha espresso un messaggio di speranza, esortando i suoi seguaci a non perdere la fiducia e a continuare a lavorare insieme per il successo della causa.
Le conseguenze degli scontri
La violenza che ha caratterizzato la manifestazione ha creato un clima di grande tensione a Bucarest. I manifestanti, infuriati per l’esclusione di Georgescu, hanno incendiato oggetti e danneggiato proprietà nel centro storico della capitale. La presenza di tre deputati di Aur tra i manifestanti ha sollevato interrogativi sul coinvolgimento del partito nell’organizzazione delle proteste. Dan Tanasa, portavoce di Aur, ha confermato la presenza di parlamentari alla manifestazione, ma ha negato qualsiasi responsabilità nell’incitamento alla violenza.
Questo episodio ha messo in evidenza le divisioni politiche sempre più profonde in Romania, con i sostenitori di Georgescu che si sentono traditi da un sistema che percepiscono come oppressivo. La situazione rimane tesa, con la polizia in stato di allerta e le autorità che monitorano attentamente gli sviluppi futuri. La questione della candidatura di Georgescu e le reazioni ad essa potrebbero avere ripercussioni significative sul panorama politico rumeno nei prossimi mesi.