“Sentenza PMA: Il riconoscimento del figlio della ex negato dai giudici, considerato solo uno spettatore”

Il tribunale civile di Milano respinge la richiesta di un uomo di essere riconosciuto come genitore del bambino avuto dalla sua ex compagna tramite procreazione medicalmente assistita all’estero da un donatore anonimo. Il tribunale afferma che non è sufficiente sostenere la compagna nella pianificazione della maternità per essere considerato un “genitore sociale o intenzionale”. La donna, difesa dagli avvocati Irma Conti e Ilaria Guarciariello, aveva scelto di avere un figlio da sola e aveva sottolineato che il suo rapporto con l’uomo era stato principalmente a distanza, con solo brevi incontri occasionali. I giudici ritengono che l’uomo non abbia assunto un ruolo paterno nella vita del bambino e che non ci siano prove di un coinvolgimento significativo nella sua crescita e sviluppo.

Il tribunale fa riferimento al fatto che l’uomo non ha firmato la documentazione per il percorso di fecondazione, che indicava la donna come “single”. Questo, secondo i giudici, dimostra la mancanza di volontà da parte dell’uomo di partecipare alla gestazione della compagna e lo considera un “mero spettatore” del progetto procreativo scelto dalla donna. Nonostante la coppia abbia vissuto insieme prima della gravidanza e si sia separata dopo la nascita del bambino, i giudici riconoscono il diritto della madre di costruire una famiglia monogenitoriale.

Il tribunale respinge anche la richiesta dell’uomo di essere riconosciuto come genitore sociale. Secondo i giudici, le foto e i messaggi affettuosi non sono sufficienti per dimostrare l’assunzione di responsabilità genitoriale nei confronti del bambino. È necessaria un’assunzione di responsabilità concreta, come la condivisione delle decisioni con l’altro genitore, la convivenza o la vicinanza fisica con il bambino, la condivisione delle spese per la sua crescita e il sostegno fornito in tutti i campi. I giudici sottolineano che l’interesse del bambino deve essere al centro delle decisioni e che non è stata dimostrata una relazione significativa tra il bambino e l’ex compagno della madre.

L’avvocato Irma Conti sottolinea l’importanza della sentenza nel riconoscere il diritto della donna di avere un figlio tramite procreazione medicalmente assistita senza che nessuno rivendichi il ruolo di padre quando non è stato un progetto comune.