La situazione in Siria sta attraversando un periodo di grave deterioramento, caratterizzato da un incremento allarmante delle violenze rivolte contro la comunità alawita. Secondo quanto riportato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, il numero delle vittime è salito a 311 civili alawiti uccisi dalle forze di sicurezza siriane e dai loro alleati. Questo tragico bilancio è emerso in seguito a operazioni di rastrellamento e scontri avvenuti nella provincia costiera di Latakia.
Un’escalation di violenza
Dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad l’8 dicembre, la Siria sembrava aver raggiunto un momento di relativa stabilità . Tuttavia, questa calma è stata rapidamente interrotta, con le forze fedeli al nuovo presidente ad interim, Ahmed al-Sharaa, che hanno avviato una serie di attacchi contro gli alawiti, una minoranza religiosa storicamente legata al regime di Assad. L’Osservatorio ha parlato di “esecuzioni” avvenute nella storica roccaforte di Assad, ora in esilio a Mosca.
Le operazioni di sicurezza hanno portato a un bilancio totale di 524 morti nella provincia di Latakia, di cui 213 membri delle forze di sicurezza e dei gruppi alleati. La comunità alawita, già segnata da anni di conflitto, vive ora in uno stato di profondo terrore e shock, come confermato da un attivista locale che ha scelto di rimanere anonimo per timore di rappresaglie.
Ultimatum di al-Sharaa agli alawiti
In un contesto di crescente tensione, al-Sharaa ha lanciato un ultimatum agli alawiti, esortandoli ad arrendersi “prima che sia troppo tardi”. In un messaggio diffuso su Telegram, ha accusato la comunità alawita di aver commesso “errori imperdonabili” contro il popolo siriano. Ha avvertito che il nuovo governo non esiterà a perseguire i “resti” del regime di Assad. Le autorità hanno anche promesso di affrontare le “violazioni individuali” che si sono verificate lungo la costa siriana.
Coprifuoco e combattimenti
In risposta all’escalation della violenza, è stato imposto un coprifuoco nelle città di Homs, Latakia e Tartus, dove si registrano combattimenti e blackout elettrici. La BBC ha confermato la veridicità di video che mostrano scene di violenza, tra cui un corpo trascinato da un’auto a Latakia. Le operazioni di sicurezza si concentrano anche a Qardaha, la città natale di Assad, dove la tensione è palpabile.
Reazioni internazionali
Le reazioni alla crisi siriana non si sono fatte attendere. Geir Pedersen, inviato speciale delle Nazioni Unite, ha espresso profonda preoccupazione per la situazione, esortando tutte le parti coinvolte a evitare azioni che possano aggravare il conflitto. Anche Turchia e Russia hanno avvertito che il deterioramento della situazione potrebbe minacciare la stabilità dell’intera regione. La Germania ha esortato la Siria a evitare una spirale di violenza, mentre l’Iran ha condannato fermamente le uccisioni di civili innocenti, avvertendo che l’instabilità potrebbe essere sfruttata da attori esterni.
Le autorità di transizione siriane si trovano ad affrontare sfide enormi nel tentativo di mantenere la sicurezza in un contesto di conflitto prolungato. Con oltre 13 anni di guerra alle spalle, il Paese è caratterizzato da una miriade di fazioni armate, rendendo difficile il controllo del territorio in una nazione così diversificata dal punto di vista etnico e religioso.
La costa siriana, tradizionalmente roccaforte della minoranza alawita, rappresenta un microcosmo delle tensioni che attraversano il Paese. Gli alawiti, che costituiscono circa il 9% della popolazione siriana, si trovano ora a fronteggiare una crescente ostilità , mentre i gruppi armati continuano a operare con impunità . Secondo Aron Lund, esperto del think tank Century International, le recenti stragi di civili alawiti mettono in luce la fragilità del governo di al-Sharaa, il quale, pur cercando di rassicurare le minoranze, deve confrontarsi con le diverse fazioni che compongono le sue forze armate.