Sperimentazioni cliniche in Italia: solo il 17% è gestito da enti no profit, avvertono gli esperti

convegno a milano discute crisi e opportunità della ricerca clinica indipendente in italia, evidenziando la necessità di finanziamenti e semplificazione burocratica per favorire studi significativi.
"Grafico che illustra la percentuale di sperimentazioni cliniche in Italia gestite da enti no profit, evidenziando il 17% segnalato dagli esperti." "Grafico che illustra la percentuale di sperimentazioni cliniche in Italia gestite da enti no profit, evidenziando il 17% segnalato dagli esperti."
Sperimentazioni cliniche in Italia nel 2025: solo il 17% gestito da enti no profit, secondo gli esperti

Convegno a Milano sulla ricerca clinica indipendente

Oggi, Milano ha ospitato un convegno di grande importanza, organizzato dalla Federazione Italiana Gruppi Cooperativi in Oncologia (FICOG) e dalla Fondazione RIDE2Med. L’evento, intitolato “La valorizzazione della ricerca indipendente: opportunità, limiti e spunti operativi”, ha affrontato un tema di rilevanza cruciale: la crisi della ricerca clinica indipendente in Italia.

Un quadro preoccupante

La situazione attuale della ricerca clinica no profit nel nostro Paese è preoccupante. Nel 2004, gli studi condotti da enti no profit costituivano il 30% del totale, ma nel 2023 questa percentuale è crollata al 17%. Tuttavia, c’è una nota positiva: nel 2023 si è registrato un incremento degli studi indipendenti, saliti da 98 a 106, con un quinto di questi focalizzati su nuovi potenziali trattamenti contro il cancro. Evaristo Maiello, presidente di FICOG, ha sottolineato che il calo degli studi no profit non è un fenomeno isolato, ma una tendenza globale che coinvolge anche altri Paesi occidentali, inclusi gli Stati Uniti, dove la ricerca oncologica no profit ha subito un forte ridimensionamento.

Necessità di finanziamenti e snellimento burocratico

Maiello ha messo in evidenza l’urgenza di incrementare i finanziamenti per la ricerca clinica e di semplificare le procedure burocratiche necessarie per avviare nuovi studi. Attualmente, persistono vincoli legislativi che ostacolano il riconoscimento di figure professionali fondamentali, come gli study coordinator e gli infermieri di ricerca. Secondo Maiello, senza un adeguato supporto da parte dell’industria farmaceutica e senza valorizzare nuove categorie professionali, sarà difficile avviare studi scientifici significativi. Tuttavia, un barlume di speranza potrebbe arrivare dal decreto del 30 novembre 2021, che consente la cessione dei dati ottenuti dalle sperimentazioni indipendenti, facilitando così la registrazione di nuovi trattamenti oncologici.

Collaborazioni e sinergie

Francesco Perrone, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), ha evidenziato come il decreto possa favorire sinergie tra la ricerca profit e quella no profit. La condivisione dei dati scientifici raccolti potrebbe generare risorse economiche da reinvestire in ulteriori sperimentazioni cliniche indipendenti. In questo contesto, i gruppi cooperativi di ricerca e le società scientifiche rivestono un ruolo cruciale. AIOM, ad esempio, ha avviato collaborazioni con FICOG per utilizzare strumenti come i Pro’s (Patient reported outcomes), che consentono ai pazienti di condividere direttamente le loro esperienze riguardo alla qualità della vita e alla tossicità dei trattamenti antitumorali.

Il ruolo delle associazioni di pazienti

Maiello ha anche sottolineato l’importanza delle associazioni di pazienti nel reclutamento dei partecipanti per gli studi clinici indipendenti. La collaborazione con la Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia è fondamentale per promuovere questi studi e garantire una partecipazione attiva dei pazienti.

Un futuro da costruire

Sergio Scaccabarozzi, vicepresidente di Fondazione RIDE2Med, ha concluso il convegno affermando che la ricerca no profit può contribuire significativamente alla crescita del sistema sanitario nazionale. Essa rappresenta un volano economico, capace di valorizzare il lavoro di ospedali e università. La qualità degli studi clinici condotti dai professionisti italiani è riconosciuta a livello mondiale, e c’è speranza che le nuove normative legislative possano supportare ulteriormente questo settore cruciale.

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