Suicidio assistito in Consulta: si discute la possibilità di morire senza supporto vitale

dibattito sulla legittimità del suicidio assistito in italia torna in corte costituzionale con casi di malati terminali e implicazioni legali significative per il futuro della legislazione.
"Discussione sulla legalizzazione del suicidio assistito in Consulta, con focus sulla possibilità di morire senza supporto vitale." "Discussione sulla legalizzazione del suicidio assistito in Consulta, con focus sulla possibilità di morire senza supporto vitale."
discussione sulla legalizzazione del suicidio assistito in consulta nel 2025: la possibilità di morire senza supporto vitale al centro del dibattito

Il ritorno del dibattito sul suicidio assistito

Il tema del suicidio assistito riemerge con forza nelle aule della Corte Costituzionale italiana. Domani, 26 marzo 2025, i giudici Viganò e Antonini si preparano a discutere per la quarta volta la legittimità dell’articolo 580 del Codice penale. Al centro dell’attenzione ci sono i casi di due malati terminali: una donna affetta da cancro e un uomo malato di Parkinson, entrambi hanno scelto di porre fine alle loro sofferenze in Svizzera, con l’assistenza dell’attivista Marco Cappato, rappresentante dell’Associazione Luca Coscioni.

La situazione legale di Marco Cappato

La questione è emersa dopo che Cappato si è autodenunciato nel 2022, presentandosi ai carabinieri di Milano per dichiarare di aver accompagnato i due pazienti in una struttura autorizzata in Svizzera, dove sono deceduti. Nel settembre 2023, la procura di Milano aveva chiesto l’archiviazione del caso, ma il giudice per le indagini preliminari ha sollevato una questione di legittimità costituzionale riguardante l’articolo 580, che prevede pene da 5 a 12 anni per chi facilita il suicidio di una persona non mantenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale.

Le preoccupazioni del tribunale di Milano

Il tribunale di Milano ha espresso preoccupazioni su una possibile violazione di diversi articoli della Costituzione italiana, in particolare il diritto all’autodeterminazione e alla dignità della persona. La Corte dovrà valutare se i due pazienti abbiano soddisfatto i requisiti stabiliti dalla sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019, che ha aperto la strada al suicidio assistito in Italia, eccetto per il requisito della dipendenza da trattamenti di sostegno vitale.

Disparità di trattamento e questioni etiche

La situazione si complica ulteriormente considerando la disparità di trattamento per i pazienti che non ricevono tali trattamenti, come nel caso della donna, per la quale il supporto vitale era ritenuto inutile. Questo solleva interrogativi sulla legittimità di una discriminazione basata su condizioni personali e sulla tipologia di malattia.

Il ruolo degli avvocati e le implicazioni future

I legali coinvolti, tra cui Tullio Padovani e Maria Elisa D’Amico per Cappato, e Carmelo Domenico Leotta per i malati, porteranno avanti un dibattito che toccherà anche il diritto alla vita privata e familiare, come sancito dalla Convenzione europea sui diritti umani. La Corte si prepara a un’udienza che potrebbe avere ripercussioni significative sulla legislazione italiana riguardo al suicidio assistito e al diritto di scelta dei pazienti terminali.

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