L’atmosfera a Washington è carica di tensione, non solo per le questioni politiche interne. Recentemente, Kari Lake, consulente del presidente Donald Trump per la Us Agency for Global Media, ha fatto un annuncio sorprendente su X: “Oggi ho avviato il processo di risoluzione dei contratti dell’agenzia”. Questa dichiarazione ha innescato un acceso dibattito sul rapporto tra la Casa Bianca e i media.
La situazione è diventata particolarmente intricata dall’inizio del nuovo mandato presidenziale. Con un aumento delle tensioni, si è cominciato a considerare la rescissione dei contratti con le tre principali agenzie di stampa: Associated Press, Reuters e Bloomberg. Questa proposta si inserisce in una strategia più ampia di disintermediazione, volta a ridurre il controllo della stampa tradizionale sulla diffusione delle notizie. L’obiettivo dichiarato è quello di creare una narrazione diretta e priva di filtri, che raggiunga il pubblico senza intermediari. Tuttavia, questo approccio solleva preoccupazioni evidenti riguardo alla qualità e all’affidabilità delle informazioni.
La proposta choc: via i contratti alle agenzie di stampa
Kari Lake ha evidenziato l’intento di annullare “i costosi e inutili contratti di agenzie di stampa” per la Usagm, che ammontano a decine di milioni di dollari. “Non dovremmo pagare aziende di informazione esterne per dirci quali sono le notizie”, ha affermato, sottolineando che con un budget di quasi un miliardo di dollari, l’agenzia dovrebbe essere in grado di produrre autonomamente le notizie. La Usagm, ente governativo statunitense, è responsabile della diffusione di notizie a livello internazionale e gestisce vari media finanziati dal governo, come Voice of America e Radio Free Europe.
Nel suo post, Lake ha affermato che questa decisione potrebbe far risparmiare ai contribuenti circa 53 milioni di dollari. Ha inoltre chiarito che l’obiettivo della Usagm è “raccontare la storia americana”, senza dover esternalizzare questa responsabilità . La proposta, già controversa di per sé, ha sollevato interrogativi sulla libertà di stampa e sull’accesso alle informazioni.
Nuove regole per il ‘press pool’ che segue la Casa Bianca
Il 25 febbraio, l’amministrazione Trump ha annunciato un cambiamento significativo nel modo in cui i giornalisti possono seguire il presidente. Si prevede di prendere il controllo del pool di giornalisti, un sistema che da decenni è gestito dalla White House Correspondents’ Association (WHCA). “D’ora in poi saremo noi a condurre le danze”, ha affermato Trump, ma la WHCA ha risposto con fermezza, sottolineando che in un paese libero non sono le autorità a scegliere i giornalisti.
Questo cambiamento non riguarda solo l’accesso alla Casa Bianca, ma anche la copertura in tempo reale delle notizie. Il pool, composto da un numero ristretto di giornalisti, ha il compito di seguire il presidente in luoghi inaccessibili al pubblico, come lo Studio Ovale e l’Air Force One. La selezione dei membri del pool avviene a rotazione, ma ci sono delle costanti: tre giornalisti provengono da agenzie di stampa, due dalla carta stampata o online, e c’è anche un rappresentante radiofonico.
La nota di AP, Reuters e Bloomberg
Il 26 febbraio, le tre agenzie di stampa coinvolte hanno rilasciato una dichiarazione congiunta firmata dai loro principali editori. Hanno sottolineato l’importanza di garantire che informazioni accurate e tempestive sulla presidenza siano comunicate a un pubblico vasto e diversificato. “Gran parte della copertura della Casa Bianca che le persone vedono nei loro organi di stampa locali proviene dalle agenzie”, hanno affermato.
Le agenzie hanno ribadito che è essenziale, in una democrazia, che il pubblico abbia accesso alle notizie sul proprio governo attraverso una stampa indipendente. Hanno avvertito che qualsiasi tentativo del governo di limitare il numero di agenzie di stampa con accesso al presidente minaccia questo principio fondamentale e compromette la diffusione di informazioni affidabili. La loro conclusione è chiara: “Danneggia la comunicazione con le comunità , le aziende e i mercati finanziari globali che dipendono fortemente dal nostro reporting”.
In questo clima di incertezze e tensioni, il futuro della stampa e della comunicazione governativa negli Stati Uniti appare sempre più incerto.