Giustizia: Follini analizza lo scontro politica-magistratura e il conflitto tra due torti

Nessuna riforma della giustizia in vista: il duello tra politica e magistratura continua

Il dibattito sulla giustizia in Italia sembra destinato a rimanere senza una soluzione concreta, nonostante le numerose polemiche degli ultimi giorni. La politica e la magistratura si trovano ancora una volta in un eterno scontro, senza che nessuna delle due parti riesca a ottenere ciò che desidera. Entrambe rimangono aggrappate alle proprie posizioni e al proprio malcontento.

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha acceso la miccia di questa discussione con un’intervista in cui ha suggerito che una parte della magistratura stia cercando di esercitare una forma di “opposizione giudiziaria”. Questa affermazione è stata accolta con una rapida risposta da parte dell’associazione dei magistrati, che ha difeso l’onore e il prestigio dei propri membri. Le opposizioni politiche, come era prevedibile, si sono unite al coro delle critiche e dei sospetti.

Inoltre, il sottosegretario Delmastro è stato rinviato a giudizio, e il governo si è subito fatto carico della sua difesa. Questo caso potrebbe portare a giorni di tensione parlamentare, alimentando ulteriormente le controversie. Ci stiamo avvicinando a nuovi conflitti e polemiche, consapevoli che alla fine le cose potrebbero rimanere più o meno come prima.

È interessante notare che Guido Crosetto è considerato uno dei politici più talentuosi del governo. Non parla a caso e tiene conto degli aspetti istituzionali delle sue parole e azioni. Tuttavia, è lecito chiedersi perché si sia lasciato andare a considerazioni così impulsive, soprattutto al di fuori del suo ambito di competenza. Nessuno può negargli il diritto di esprimere la propria opinione, ma coloro che lo apprezzano vorrebbero suggerirgli maggiore prudenza, a tutela del governo e di se stesso.

Tuttavia, la critica rivolta a Crosetto non cancella il dubbio che anche coloro che hanno gridato allo scandalo possano essere oggetto di critiche. Infatti, c’è uno scandalo che coinvolge una parte della nostra storia giudiziaria negli ultimi anni. Questo scandalo consiste in un certo protagonismo politico che alcuni magistrati hanno assunto, assumendosi l’onere improprio di scrivere la “vera” storia d’Italia attraverso le loro sentenze. Questo ha fornito alla politica una squadra di candidati animati da un protagonismo di parte che ha compromesso la loro imparzialità. Un esempio emblematico è il caso di Di Pietro e del suo partito Italia dei Valori, anche se non è l’unico.

È importante sottolineare che la politica non può invocare l’impunità per sé stessa e non giova affatto l’evocazione di complotti fantasiosi. Allo stesso tempo, la giustizia non dovrebbe essere un contropotere politico, ma ogni volta che sembra voler indossare quel ruolo, perde parte della sua autorevolezza.

Il rischio è che si creino due anomalie: da un lato, un eccesso di suscettibilità da parte del governo e della politica, e dall’altro, un eccesso di sospettosità da parte della magistratura. Come diceva Hegel, le grandi tragedie della storia spesso derivano dallo scontro tra due ragioni. In questo caso, sembra che la difficoltà di trovare una soluzione derivi dal conflitto tra due torti o, almeno, tra due eccessi.

Alla fine, la previsione più facile da fare è che non ci sarà alcuna riforma della giustizia. Nonostante tutti i contendenti ne reclamino la necessità, hanno idee molto diverse e conflittuali su quale dovrebbe essere la riforma giusta.