Invecchiamento in Italia: 3 milioni di giovani persi dal 2002

pontedera (pi) 21 giugno 2006 maturita': in classe durante la prima prova dell' esame di maturita' foto franco silvi

Secondo un rapporto dell’Istat, in Italia si registra una diminuzione del 23,2% dei giovani tra i 18 e i 34 anni dal 2002. Nel 2023, il numero di giovani in questa fascia di età è di circa 10 milioni e 200mila, il più basso tra i Paesi dell’Unione Europea. Il Mezzogiorno presenta una perdita netta di giovani nonostante ne abbia di più rispetto al nord.

I giovani protagonisti dell'”inverno demografico”

L’Istat evidenzia che i giovani sono i veri protagonisti dell'”inverno demografico” in Italia. Nonostante la popolazione aumenti, i giovani diminuiscono. Questo fenomeno è iniziato con i baby-boomer, ma si è accelerato con i millennial. Si prevede che nel 2061 gli ultra-settantenni saranno il 30,7% della popolazione nel Mezzogiorno.

Ritardo nella nuzialità e nella procreazione

L’età media al primo matrimonio e alla prima procreazione degli italiani sta aumentando. Nel 2021, l’età media al primo matrimonio è di circa 36 anni per lo sposo e 33 per la sposa, mentre quella della prima procreazione per le donne è di 32,4 anni. Questo ritardo rischia di interferire con il ciclo biologico della fertilità e di alimentare l'”inverno demografico”.

I giovani del Mezzogiorno vivono più a lungo in famiglia

Nel Mezzogiorno, il 71,5% dei giovani tra i 18 e i 34 anni vive ancora in famiglia nel 2022, un aumento significativo rispetto al 2001. Questo ritardo nell’uscita dalla casa dei genitori, nella formazione di una famiglia propria e nella prima procreazione contribuisce alla dilatazione del percorso verso l’età adulta.

I giovani meridionali più istruiti dei precedenti

Le nuove generazioni di giovani meridionali sono più istruite rispetto al passato. I millennial sono maggiormente titolati, con una riduzione della componente con titoli inferiori al diploma e un aumento di quelli con titoli terziari. Negli ultimi anni, si è registrata un’incremento delle immatricolazioni universitarie nel Mezzogiorno, soprattutto nelle regioni con alta disoccupazione e basso Pil pro-capite.

Emigrazione studentesca dal Mezzogiorno

I percorsi universitari dei giovani meridionali sono spesso più lenti e caratterizzati da una significativa “emigrazione studentesca”. Molti giovani del Mezzogiorno si iscrivono e laureano in atenei del Centro-nord e, dopo la laurea, solo il 51% lavora nel Mezzogiorno. Questo potrebbe alimentare una deprivazione di capitale umano con competenze avanzate nel lungo periodo.