Nessuna immunità per tortura nel caso Regeni

Manifestazione e fiaccolata in ricordo di Giulio Regeni, a 4 anni dalla sua scomparsa a Il Cairo, Torino, 25 gennaio 2020. ANSA/EDOARDO SISMONDI

La Corte Costituzionale ha stabilito che la paralisi del processo per i delitti di tortura commessi da agenti pubblici, come nel caso di Giulio Regeni, è una violazione dei diritti umani. Secondo la Consulta, l’impossibilità di notificare personalmente all’imputato gli atti di avvio del processo a causa della mancata cooperazione dello Stato di appartenenza crea un’immunità de facto, che viola i diritti inviolabili della vittima e il principio di ragionevolezza.

Il crimine di tortura e la dignità umana

La Corte Costituzionale ha sottolineato che il crimine di tortura ha un impatto radicale sulla dignità della persona umana. Pertanto, lo Stato ha il dovere di accertare giudizialmente la commissione di questo delitto, che rappresenta il volto processuale del dovere di salvaguardia della dignità.

L’illegittimità costituzionale dell’art. 420-bis del codice di procedura penale

La sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale. Questo articolo non prevede che il giudice proceda in assenza per i delitti commessi mediante atti di tortura, quando è impossibile provare che l’imputato sia stato messo a conoscenza della pendenza del processo a causa della mancata assistenza dello Stato di appartenenza. Tuttavia, l’imputato ha il diritto a un nuovo processo in presenza per il riesame del merito della causa.

La violazione dei diritti umani nel caso Regeni

La sentenza della Corte Costituzionale riguarda il caso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto nel 2016. La mancata cooperazione dello Stato egiziano ha impedito di notificare personalmente all’imputato gli atti di avvio del processo, creando un’immunità de facto. Questa situazione viola i diritti inviolabili della vittima e il principio di ragionevolezza.

L’importanza della tutela dei diritti umani

La sentenza della Corte Costituzionale sul caso Regeni sottolinea l’importanza della tutela dei diritti umani. La paralisi del processo per i delitti di tortura rappresenta una grave violazione dei diritti fondamentali e della dignità umana. È necessario garantire che i responsabili di tali crimini siano processati in modo giusto e equo, nel rispetto dei principi costituzionali e delle norme internazionali.

La lotta contro la tortura e la ricerca della verità

La sentenza della Corte Costituzionale rappresenta un passo importante nella lotta contro la tortura e nella ricerca della verità nel caso Regeni. È fondamentale che gli Stati cooperino pienamente con le autorità giudiziarie per assicurare che i responsabili di tali crimini siano portati davanti alla giustizia. Solo attraverso un processo equo e trasparente si potrà fare luce su quanto accaduto e garantire che simili violazioni dei diritti umani non si ripetano in futuro.