Regeni: Consulta respinge immunità per tortura

La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice proceda in assenza per i delitti commessi mediante atti di tortura definiti dalla Convenzione di New York contro la tortura. La Consulta ha spiegato che la paralisi del processo a causa della mancata cooperazione dello Stato di appartenenza dell’imputato crea un’immunità de facto che viola i diritti inviolabili della vittima e il principio di ragionevolezza.

La tortura come reato universale

La Corte ha sottolineato che il crimine di tortura ha un impatto radicale sulla dignità umana ed è quindi considerato un reato universale. Lo stato ha il dovere di accertare giudizialmente la commissione di questo delitto come parte del suo dovere di salvaguardia della dignità umana.

Come evitare la stasi del processo

La Corte ha affermato che la necessità costituzionale di evitare la stasi del processo può essere soddisfatta senza ridurre le facoltà partecipative dell’imputato. È possibile garantire il diritto dell’imputato a ottenere la riapertura del processo in ogni fase e grado, senza compromettere il principio del giusto processo. Spetta al giudice comune attuare questo diritto caso per caso.

L’immunità de facto e la violazione dei diritti inviolabili

La Consulta ha evidenziato che l’immunità de facto derivante dalla mancata notifica personale degli atti di avvio del processo all’imputato viola i diritti inviolabili della vittima, come stabilito dall’art. 2 della Costituzione. Questa situazione crea un’ingiustizia e un’offesa alla dignità umana.

Il ruolo dello Stato nella lotta contro la tortura

La Corte ha ribadito che lo stato ha il dovere di accertare giudizialmente la commissione del crimine di tortura come parte del suo impegno a combattere questo reato. La salvaguardia della dignità umana richiede un’azione decisa e il rispetto dei principi di giustizia.

La sentenza sul processo Regeni

La sentenza della Corte Costituzionale sul processo Regeni ha sollevato importanti questioni riguardo alla paralisi del processo per i delitti di tortura commessi da agenti pubblici. La Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di una disposizione del codice di procedura penale che non prevede la procedibilità in assenza per questi delitti. La Corte ha sottolineato l’importanza di garantire il diritto alla giustizia per le vittime di tortura e di evitare l’immunità de facto per gli imputati.